"My favourite thing is to go where I've never been. For me there's something just about going in someone else's house." (Diane Arbus)
Il rispetto, innanzitutto. 
Quando entri in casa di qualcuno, abbassi il capo e chiedi il permesso. Sarà poi compito di chi apre la porta darti il benvenuto e farti capire che sei ben accetto nel suo mondo, tra le sue cose. 
La casa d’altri deve essere esplorata in silenzio. Senza il padrone di casa: lui si deve fidare di te. Ti aggiri per le stanze e i corridoi, osservando dettagli, ricordi, quadri, calendari, maniglie, lenzuola, tende ricamate, lampade, libri aperti, frutti colorati, note scritte a mano, telefoni fissi, pile a stilo, orologi. Giudichi l’ordine e il disordine, lo paragoni al tuo mondo, impari, deridi, non ti ricordi.
Guardi fuori dalla finestra e vedi il suo mondo esteriore, cioè quel rettangolo statico che cambia colore, luce e densità durante le stagioni. 
Dentro, fuori. Com’è strano il fuori da dentro, così esteso, maestoso, aperto. Mentre il dentro da fuori non si vede quasi mai, è sempre troppo piccolo, nascosto, ripetitivo, insignificante.
Insignificante?
Il rispetto, innanzitutto.
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